9.30, PALAZZO ROMAGNOLI, FORLì (vai alla mappa)
Workshop con gli studenti, “Il racconto di una strage ‘comune’”.
Tra le stragi “minori” o “ordinarie” che ebbero luogo nel 1944, nel territorio di Forlì ve ne furono diverse: quella di Tavolicci del 22 luglio, dove furono trucidati oltre sessanta civili in gran parte bambini; quelle di Branzolino e San Tomè nel settembre e, sempre nello stesso mese, quella dell’aeroporto di Forlì dove vennero fucilati diciotto ebrei, che fu probabilmente quella che per più lungo tempo venne rimossa e dimenticata. Il workshop intende ricostruire, alla luce della ricerca storica e delle testimonianze degli ultimi decenni, le caratteristiche e le dinamiche di queste stragi “ordinarie”, il loro ruolo all’interno della politica di guerra del nazismo e del fascismo, le responsabilità acclarate e la lenta e contraddittoria costruzione della memoria che ebbe luogo nel dopoguerra. Il caso della strage dell’aeroporto di Forlì, per la sua particolare caratteristica di strage razzista, verrà analizzato in modo approfondito, anche perché è nel nome di una delle vittime che nel 2003 venne creata la Fondazione Alfred Lewin, copromotrice del convegno.
Interverranno al convegno
Toni Rovatti (Università di Bologna)
Vladimiro Flamigni (Istituto per la storia della resistenza e dell’età contemporanea di Forlì)
Gianni Saporetti (Fondazione Alfred Lewin)
17.30, REFETTORIO MUSEI SAN DOMENICO (vai alla mappa)
Presentazione libro “Il mito della Grande Guerra” (Il Mulino 2014).
Conferenza dell’autore Mario Isnenghi.
Introduce Ugo Berti.
Mario Isnenghi ha insegnato Storia contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Con il Mulino ha pubblicato anche «La tragedia necessaria. Da Caporetto all’8 settembre» (nuova ed. 2013), «L’Italia in piazza» (2004), «Le guerre degli italiani» (2005), «La Grande Guerra» (con G. Rochat, 2008).
Il mito della Grande Guerra
«Il contributo più stimolante e acuto che conosciamo sui miti della prima guerra mondiale e del dopoguerra e sul processo di formazione del consenso»
Giorgio Rochat
«Non sono molti i libri di storia, in specie di storia contemporanea, che reggono al passare del tempo: questo è uno di quelli»
Ernesto Galli della Loggia
Le riviste dell’età della «Voce», i fogli interventisti, i diari di trincea e la letteratura sulla guerra: rileggendo questa sterminata produzione Isnenghi ha ricostruito l’atteggiamento di una intera generazione di intellettuali italiani nei confronti dell’esperienza bellica. Da Marinetti a Prezzolini, a Gadda, da Soffici a Jahier, Serra, Malaparte, Borgese, d’Annunzio, la guerra si configura di volta in volta come occasione rigeneratrice per l’individuo e la società, come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe. Le molte facce del mito della Grande Guerra in uno spaccato di storia mentale, sociale, politica dell’Italia nel passaggio dalla politica delle élites alla società di massa.
20.30, TEATRO APOLLO, FORLì (vai alla mappa)
Proiezione film “Pays Barbare” (Fra 2013)
alla presenza degli autori Y. Gianikian e A. Ricci Lucchi.
Presenta Rocco Ronchi (Università dell’Aquila).
INGRESSO GRATUITO
Dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Locarno ed essere approdato nelle sale di numerose capitali europee (Berlino, Parigi, Vienna, Londra, Lisbona) Pays Barbare, l’ultimo magnifico film realizzato da Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi approda finalmente anche in Italia. Pays Barbare continua e prolunga il discorso che fin dai tardi anni ’70 i nostri due artisti/filmmaker portano avanti: è un lavoro di scandaglio, studio, e di analisi critica (via camera analitica) degli archivi e delle tracce violente lasciate dal ‘900. Pensato come ricognizione europea di totalitarismi, ideologie della razza, limpidezza del sangue, pulizia etnica, commercio, fanatismi ideologici, religione e capitalismo, “scoperte” di territori stranieri («Sono le storie del ‘900. Accadevano in parallelo un po’ ovunque», mi diceva tempo fa Angela Ricci Lucchi – quando il titolo del film era preso da Osip Mandel’štam: Secolo-Cane-Lupo), il progetto si è col tempo modificato, lasciando però inalterata l’incandescenza della proposizione di fondo, legata al caso italiano. Che cosa diventa l’uomo, l’italiano che esce dalla Prima Guerra Mondiale (e dalla loro “Trilogia della Guerra”)? Pays Barbare è la risposta a questa domanda. (R. Censi).