10.00 PALAZZO ROMAGNOLI (vai alla mappa) Presentazione del progetto di valorizzazione dell’ex “Casa del Fascio e dell’Ospitalità” di Predappio
L’iniziativa è finalizzata a portare a conoscenza delle istituzioni e del pubblico il progetto culturale che prospetta la realizzazione nella Casa del Fascio di Predappio di un grande centro culturale di rilevanza europea, con un centro di studi e ricerche sul 900 e un grande museo storico dedicato agli anni della dittatura fascista.
Interverranno:
Giorgio Frassineti (sindaco di Predappio)
Massimo Mezzetti (Assessore alla Cultura della regione Emilia-Romagna)
Carlo Giunchi (progettista culturale)
Marcello Flores (Università di Siena)
Andrea Milani (architetto)
15.00 PALAZZO ROMAGNOLI (vai alla mappa) Convegno: “La Grande Guerra e le origini del fascismo in Italia”
Il convegno, suddiviso in due sessioni, una delle quali dedicata alla situazione italiana ed una al contesto europeo, indagherà il rapporto che intercorse fra la Grande Guerra, le sue premesse, e il quadro che ne uscì a livello europeo, e la nascita delle dittature e dei totalitarismi che condussero alla seconda guerra Mondiale.
Interverranno al convegno:
Prima sessione:
Alberto De Bernardi (Università di Bologna) Lo «spirito del ’14» e la sua eredità nel dopoguerra Paola Salvatori (Università di Bergamo) «Oggi la storia si “fa” nelle trincee. Domani la rifaremo sulle piazze»: la Grande Guerra di Benito Mussolini. Maurizio Ridolfi (Università di Viterbo) I colori della nazione e della rivoluzione: il conflitto cromatico tra Grande Guerra e dopoguerra Lorenzo Benadusi (Università di Bergamo) “Grande Guerra, brutalizzazione della politica e fascismo”
20.30, TEATRO APOLLO (vai alla mappa) Proiezione film “Camicia Nera” (Ita 1933) di G. Forzano INGRESSO GRATUITO
Film corale, girato in occasione del decennale del Fascismo, rappresenta le vicende italiane dal 1914 al 1932 secondo l’interpretazione che di queste fu data del regime, con protagonisti uomini e donne di tutte le regioni d’Italia. Un fabbro italiano emigrato in Francia (Mussolini era figlio di un fabbro) combattendo durante la prima guerra mondiale perde la memoria. La recupera anni dopo e torna in Italia, trovando un paese più moderno (bonifica delle paludi pontina, l’inaugurazione della città di Littoria) grazie al fascismo. Come ci si può aspettare per un film di regime, la critica all’epoca dell’uscita fu entusiasta. Matteo Incagliati, su i Messaggero di Roma del 24 marzo 1933 scrisse: “un film italianissimo, le scene che maggiormente colpiscono e appassionano e che sono riprodotte con maggiore potenza di mezzi espressivi, sono principalmente quelle dei reduci della prima guerra mondiale ridotti allo squallore più duro e vilipesi per aver dato il sangue alla Patria.” Successivamente questi giudizi furono drasticamente rivalutati: il “Morandini” lo definisce un “balbettante film di propaganda, girato per il decennale della Marcia su Roma, in bilico tra l’insipienza e il guittume, con punte di comicità involontaria”, e Pietro Bianchi ha sostenuto che in Camicia Nera “la retorica si sposa alla presunzione, la convenzione all’enfasi, senza un attimo di tregua”